martedì 27 maggio 2008

Sergio Cammariere al teatro Smeraldo di Milano il 27 maggio 2008


Per fortuna che ci sono artisti, perchè di vero artista stiamo parlando, come Sergio Cammariere in Italia.
La sua musica, il suo concerto sapeva tanto di jazz, brani che finalmente non hanno basi povere di arte, passione e cultura della musica, anzi qui la musica in se, senza parole rappresenta una delle fonti e dei fattori di maggior importanza del concerto e dello stile di Sergio Cammariere.
Si rimane incantati dall'abilità tecnica di questo musicista...ma non vanno dimenticati anche i testi ovviamente che sono gran belle poesie, sentite in questa serata di gran fascino cantate e appaludite dal pubblico che ha riempito il teatro Smeraldo quasi con il tutto esaurito.
Un concerto godibilissimo che al suo termine si è meritato oltre alla richiesta scontata del bis, anche una ricca e lunga standing ovation.
Una pecca della serata forse è stato il teatro che per esser sincero non era in grande stato, numeri dietro le poltrone cancellati, posti angusti e stretti, pareti e rivestimenti vecchi e cosumati. All'inizio dello spettacolo il nostro artista sembrava un pò affaticato o non molto concentrato, ma con l'ingranarsi del concerto ci si è levati qualsiasi dubbio e si è putoti osservare e godere una sera divertentissima grazie alla musica.




Cammariere un cantautore che risolleva le sorti della musica italiana, che ci fa sperare si possa tornare ad un periodo di grandi talenti.
E' stato accompagnato in questa sorridente serata, da musicisti molto abili con i propri sturmenti, con precisione, oltre a lui ed il suo piano c'era la presenza di una batteria, di un contrabbasso, delle percussioni, e poi con maggior rguardo per lo splendore delle loro performance vanno citati il violinista e il trombettista.

Questi due ultimi citati hanno arricchito il concerto di virtuosismi che hanno impreziosito il tutto, uniti a quelli splendidi del nostro eroe moderno.
Momento di altissima tensione artistica, e nel quale si è dimostrato ancor di più la bravura degli artisti sul palco, è stato un duetto tra Sergio ed il violinista, fatto però in maniera particolare: i due hanno chiesto al pubblico di fischiettare o intonare qualche melodia inventata lì su due piedi. Da li, da quelle poche note che sono riusciti ad intercettare tra il groviglio che proveniva dalla platea e dalla galleria, hanno creato un mondo: pienamente inquadrati in una tradizione e una cultura jazz, hanno improvvisato un duetto spettacolare, forse uno dei passaggi più emozionanti e ricchi di energia dello spettacolo, dimostrando una capacità e una conoscenza musicale incredibile, perchè ricordiamo che sono partiti da una breve melodia sentita a stento dal pubblico, poi hanno inventato tutto loro, creato qualcosa di nuovo che prima non c'era.




Vale la pena citare quella che lo stesso Cammariere chiama la sua famiglia (di musicisti): Amedeo Ariano alla batteria, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni, Olen Cesari al violino e Fabrizio Bosso alla tromba.

Non si può che ringrazioare tutti di questa serata e ovviamente grazie Sergio.

lunedì 26 maggio 2008

Concerto Roberto Cacciapaglia all'Auditorium di Milano il 26 maggio 2008



Una cosa che sono abituato a fare, e consiglio sempre a tutti, è di arrivare sempre abbastanza prima dell'ora d'inizio del concerto o dello spettacolo. Questo per potersi godere la location vuota di tutta la folla, così da poter confrontare questa percezione con il momento in cui la sala si riempe e magicamente sembra ingrandirsi.
Nel caso dell'auditorium penso che il primo impatto con la sala sia olfattivo, poichè tutta rivestita, dal pavimento alle pareti al soffitto, di legni, che emanano quella classica essenza che ricorda il parquet.
Così piano piano osservare i particolari di questa grande sala e la gente che lentamente affluiva per occupare i propri posti.

Già la sistemazione delle casse, dei microfoni fa capire che ci si può aspettare un ottima acustica, ed infatti così è stato.

Le luci si abbassano ed entra il protagonista, Roberto Cacciapaglia, insieme ad una violoncellista giapponese e al responsabile degli effetti elettronici. Infatti il concerto organizzato come presentazione dell'ultimo lavoro discografico del pianista, "Quarto tempo", è stato un intreccio di sonorità del piano, del violoncello ed effetti acustici elettronici.
Una musica completamente avvolgente: la musica come frutto dell'intrecciarsi di questi vari strumenti scendeva in sala per avvolgere completamente il pubblico e dare la sensazione di sollevare tutti da terra e come in un vortice farli roteare per tutta la sala, tutti insieme....una capacità di emozionare incredibile, non una musica sintatticamente complessa, però la bravura sta proprio nel creare qualcosa di molto espressivo con semplicità , utilizzando solo le note utili, senza eccessi...
E' estremamente difficile poter descrivere con le parole quello a cui si è assistito, e sopratttutto tutta la magia che si è ascoltata.
Concerto quasi perfetto, in alcuni punti ha sfiorato la precisione di una registrazione fatta in sala, anche se però ci sono stati dei piccoli errori, minuscole sottigliezze ovviamente, ma accolti nel miglior modo possibile poichè questo è il rischio della diretta.

Una musica, la sua, pienamente inquadrata nel sistema tonale, molto sinuosa, ricca di armonie, melodie ben scandite, note struggenti che sembravano strapparti le emozioni dal corpo, melodie sorprendenti per quanto una persona ci possa ritrovare la propria sensibilità, una musica altamente immaginabile come contenuto extradiegetico in qualche scena di film, come passeggiate malinconiche o rassegnate sotto la pioggia, o in solitudine. Naturalmente con questo non si vuole restringere la fruizione di questa musica come triste, assolutamente, magari data la struttura del ritmo non si può parlare di musica allegra, ma è qualcosa di più comprensivo nella gamma emozionale, e comunque sempre qualcosa di estremamente personale.
Lui un uomo abbastanza pacato, non molto sorridente, ma bastava che metteva le mani sulla tastiera e tutti pendevano da quelle note, si è visto gente completamente rapita da quelle dolci melodie, forse come abbiamo detto prima anche malinconiche....
Al termine dell'esibizione naturalmente lo scroscio di applausi non è mancato, e ha riportato Cacciapaglia per ben due volte ancora sul palco.




domenica 25 maggio 2008

Be kind rewind: il film di Michel Gondry



Un fantastico gioco di semplice creatività.
Un grande omaggio al cinema, al quel cinema che è ancora possibile fare, cinema che si pone come priorità di trasmettere delle idee, delle emozioni, di creare sogni, in maniera personale, artistica e creativa.
Non è un caso che stesso nel film c'è dell'ironia riguardo distribuzione di massa, identificata qui nei grandi videonoleggi che offrono "pochi titoli e tante copie".
La storia parla di un negozio videnoleggio, un pò all'antica, con i film ardinati non per genere ma in ordine alfabetico, con grandi film d'autore, poche copie ma svariati titoli, per altro non ancora convertiti in formato dvd, ma tutti in vhs. Proprio il tipo di supporto dei film presenti nel negozio sarà il loro punto di debolezza, dato che uno dei due protagonisti, magnificamente interpretato da Jack Black, dopo una sfortunata esperienza, causerà la smagnetizzazione dei nastri.
Pur di salvare il negozio (e per altro per reperire i soldi necessari a ristrutturare lo stabile, pena la demolizione e lo sfratto), i due ragazzi decideranno di riinterpretare i film, a modo loro.
Non volglio più dire niente sulla trama, per lasciare tutto il gusto di assaporarlo e divertirsi frame dopo frame.
Gondry è un mago di fantasia e della macchina da presa, fa sentire la sua presenza, tra panoramiche, piani sequenza, jump cut ed effetti visivi particolari. Inoltre grande inventiva per realizzare al meglio questi remake particolari di tutti i film, e non con effetti speciali all'avanguardia, ma nel miglior modo che il nostro amato regista ci può regalare e in cui è abilissimo a manifestare le sue idee. Un pò come abbiamo visto in "L'arte del sogno" scenografie di cartone, travestimenti particolari, grande semplicità e genuinità vengono in aiuto dei nostri due personaggi.




Tra tutti altamente degno di nota un delirante Jack Black, incredibilemnte divertente, espressivo, fantastico...




Il modo migliore per passare una bella serata leggera e spassosa, con la voglia dopo la visione di commentare tra amici le scene del film, l'interpretazione di Black, continuare a farsi due risate, risentir suonare nella mente la bella colonna sonora che si muoveva su stile jazz...




mercoledì 21 maggio 2008

Renato Sellani alla Salumeria della Musica il 21 maggio 2008

Un dolce concerto.


Il concerto era stato presentato come "Renato si racconta", e così è stato....un alternanza tra brani e parole, ogni pezzo è stato presentato da un anedotto, dal racconto di un momento della sua vita, un processo di contestualizzazione che ha visto in una serata scorrere in ordine cronologico la vita di una colonna portante, un artista imprescindibile, uno dei migliori musicisti del pianismo italiano: Renato Sellani.
Una vita ricchissima di collaborazioni importanti, grandi esperienze, grande professionalità.
In sala molti amici del pianista, alcuni dei quali hanno avuto la fortuna di ascoltare brani dedicati a loro, anche in occasione di un compleanno di uno di loro; altri invece hanno calcato il palco in una jam session improvvisa che ha sorpreso tutti. Si sono alternati prima una voce femminile poi una maschile...durante una di queste esibizioni, mentre la cantante proponeva "My funny valentine", il nostor caro Renato ci proponeva una base incredibile, jazz standard che ogni tanto si trasformava in una versione di "Per Elisa" di Beethoven.
Questo uno dei tanti esempi di come questo artista sia capace di soprendere, di deliziare il suo pubblico, non con virtuosismi complessi ma trasmettendo in una maniera dolcissima tutta la sua abilità tecnica, o comunque anche qualcosa di estremamente complicato suonato dalle sue mani preziose appare più facile e avvolgente.

E' stato quasi sempre accommpagnato da un bassista, per altro mancino, un immagine che in se reassume lo scarto tra il jazz e la musica classica per esempio.
Tra cambi di ritmo, sovrapposizioni armoniche di note, creativià, tocco personale, inventiva, finali particolari e ogni volta diversi se pure con uno stile riconoscibilissimo, il concerto è andato avanti in maniera stupenda e gradevolissima, direi anche molto umana: umana come il suo creatore, vicino al suo pubblico, ma nel vero senso della parola, come durante un breve intervallo in cui non ha fatto altro girare tra i tavoli senza privare nessuno di due parole.
Una persona di altri tempi.
Una musica di altri tempi.
Poesia.
Gran classe.


lunedì 19 maggio 2008

Concerto Jazz omaggio ai Beatles al teatro Studio di Milano il 19 maggio 2008




La sala si riempe nella mezz'ora prima dell'ora prevista per l'inizio, quasi tutti i posti vengono occupati, la curiosità è tanta...sul palco solo sedie e strumenti, che ci fanno immaginare una gran bella orchestra.



Lievemente scende il buio, poi luce solo su due chitarre: sono le due chitarre che guideranno il concerto, donandoci le versioni quasi originali delle canzoni, sono le chitarre della memoria, così presentate da colui che ha introdotto la serata, Maurizio Franco.



Un concerto ben organizzato, senza sbavature, apparentemente senza errori, ognuno ha fatto il suo dovere, donando piacere a tutti gli spettatori, stimolati dalla stupenda musica dei Beatles, e affascinati dai mitici arrangiamenti di Marco Gotti, vero compositore per l'occasione, con i suoi bei voli musicali. Voli che penetranti e vivaci hanno trasformato e arricchito alcune delle melodie più famose del mondo...spaziando da ritmi balcanici, latini, swing, jazz stile anni 50.



Penso sia opportuno dare merito a tutta la composizione e alla serata fornendo tutti coloro che hanno contribuito alla creazione di questa piacevolissima serata e il materiale su cui si è lavorato:



OMAGGIO AI BEATLES



Come Together / Michelle / Hey Jude / Girl / And I Love Her / Yesterday / All You Need Is Love / Norwegian Wood / Eleonor Rigby
arrangiamenti originali di Marco Gotti
con la Civica Jazz Band
solisti: Emilio Soana (tromba), Roberto Rossi (trombone), Giulio Visibelli (sassofoni), Mario Rusca (pianoforte), Marco Vaggi (contrabbasso), Tony Arco (batteria)
e gli studenti dei Civici Corsi di Jazz dell’Accademia Internazionale della Musica
solisti ospiti: Sergio Orlandi (tromba), Marco Gotti (sax tenore), Giancarlo Porro (sax baritono)
e con la partecipazione di Roberto Cecchetto e Riccardo Bianchi (chitarre)
direttore Enrico Intra.
Introduzione al concerto a cura di Maurizio Franco.



Una veria goduria tra viaggi nel passato e nel conosciuto, nel nuovo e nella creatività.
Ha colpito particolarmente la batteria che ha avuto un comportamento esemplare, è stata il sunto della frase: la potenza è niente senza controllo. Un uomo dietro quei piatti e quei tamburi che si vedeva trattenuto e che si sarebbe potuto scatenare in qualsiasi momento, ma ha convogliato tutta la sua forza in una tecnica strepitosa, rispettando tempi, ritmi. Come se fosse completamente rapito ed esaltato dalla musica, si univa a lei.
Con questo non si vule sminuire nessuno anzi, una delle cose che più saltava agli occhi e alle orecchie è stata proprio la bravura di ogni singolo elemento dell'orchestra.
Dovrebbero organizzare più volte iniziative come queste.

domenica 18 maggio 2008

La poesia: un regalo che l'uomo fa a se stesso...uno dei modi migliori di cercare e trovare parole...

Non c’è male che possa distruggere l’animo dell’uomo
Noi viviamo, tutto è vita, e l’uomo può vivere tutto
L’amore: la chiave di tutto
Vivere senza amore è morire alla nascita
Ogni giorno si vive e si muore un po’
Non amare è solo una morte lunga una vita

Anonimo

UN DONO

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.

Mahtma Gandhi

Il clown (la tristezza del circo)

Non c’è niente di più triste di un clown che finisce il suo spettacolo, che scivola sinuoso dietro le quinte, nel buio trascinando con se anche il suo trucco, il suo sorriso, tutto nel buio insieme alla sua anima, dove il suo volto in metamorfosi è stanco, ora da solo la sua vera essenza viene fuori: fatica frustrazione, pessimismo, angoscia…tutto questo è capace di far sorridere un bambino, a volte anche un adulto…si ritrova nella solitudine…poi anche il suo trucco va via e rimane solo l’uomo, solo le paure, solo la tristezza…come uno di quegli animali addomesticati che dopo lo spettacolo viene rinchiuso nella sua gabbia…come una delle tante esibizioni da circo…

Anonimo

Viaggio

Lo spazio della mia casa è tutti i luoghi che io posso raggiungere, il mio tempo quello per muovermi da un luogo ad un altro, il mio cuore come polvere sparsa al vento, il mondo mi scorre davanti dietro a cornici e vetri…tutto mi accompagna nel mio viaggio, ho sempre avuto il bisogno di avere tutto a disposizione e sempre…

Anonimo

Mi sentivo legato ad un aratro
solido immobile
non un passo avanti
l’angoscia mi pervadeva
lì era bloccato tra le radici steppose
mi contorcevo nel terreno arido
cadevo mi rialzavo
mangiavo la terra
io le radici
le radici io
sporco morente tiravo su le spalle
in cerca della luce
ecco, il suono della campana mi libera
mi alzo scappo
ma i lividi lasciati dai lacci
resteranno con me per sempre

Anonimo

venerdì 16 maggio 2008

Gomorra: il film tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano




Non penso ci sia bisogno di dilungarsi troppo su questo film.

Ognuno di noi dovrebbe fare l'esperienza di andarlo a vedere.

Sconcertante.

Deserti di disperazione...ragazzini e bambini che perdono la loro fanciullezza...assenza dello stato in mondo parallelo comandato dalla camorra con le proprie leggi e le proprie gerarchie...

Paesaggi e inquadrature ricercatissime, ben composte; alternanza tra obbiettivi e messe a fuoco diverse; tra storie diverse ma tutte sconvolgenti; tra luoghi diversi; tra campi stretti, soprattuto nei dialoghi sui volti delle persone (tra espressioni che trasudano paura, menefreghismo, potere, terrore...), e campi lunghi in cui i personaggi si muovono, si perdono, scompaiono, e non osservati dal resto del mondo, in questi deserti disastrati sperimentano la propria rabbia...
Cinque storie parallele fondamentalmente rappresentate in un modo che ti tiene incollato allo schermo, due ore che scivolano via, che non fanno altro che stimolare l'attenzione, la curiosità, che non smettono di soprenderti e soprattuto di sconcertarti : vengono rappresentate vicende che non si immaginerebbero nemmeno potessero succedere, non è un caso che infatti dopo la pubblicazione del libro l'autore è stato dovuto esser messo sotto scorta.
Osservare i volti delle persone che escono dalla sala dopo la proiezione già fa capire tutto.
Da una parte tutta la crisi delle faide dei clan nella zona di secondigliano, scampia, e la 167 nella provincia di napoli...tra voli filmici e sguardi vouyeristici all'interno delle famose vele, a strade devastate dalla delinquenza e dal controllo della malavita, tra uccisioni continue, soldi che girano, alleanze, una vera e propria guerra, dove non si può essere neutrali e come dicono stesso i personaggi nel film o stai da una parte o dall'altra. In questo ambiente si incrociano la storia di un ragazzino la cui scuola è quella della strada, che per vivere porta la spesa a domicilio, ma la sua aspirazione è quella di unirsi alle forze criminali, e la storia di un signore adetto alla distribuzione dei soldi alle famiglie affiliate al clan, in bilico tra gli scontri interni, costretto a rischiare più volte la vita.
Nono troppo lontano, ma in altre terre, dove si sente un dialetto con cadenze nettamente diverse, si sviluppa la storia di due ragazzini, "due moccosi", che non vogliono stare sotto a nessuno che decidono di fare tutto per conto loro senza tener conto del clan, anzi sfidandolo più volte, ingagiando un'altra guerra. Siamo nella zona di Caserta e dintorni, Aversa, Casal di principe...ma qui non ci sono scissioni o faide interne, i due non creano forze alternative, devono fare i conti semplicemente con chi controlla il territorio, e la loro fine è immaginabile.
Il montaggio alternato ci catapulta anche nella terza storia, quella di un sarto che da sempre (ormai grande ma sfruttato da quando era ragazzino dal suo presunto socio e capo) si occupa di riprodurre nel migliore dei modi i capi griffati i cui modelli stesso dalle griffe vengono venduti, quest'uomo ora per portare qualcosa in più di soldi a casa inizierà un attività segreta di insegnamento di sartoria ai diretti concorrenti della produzione dei falsi: i cinesi. La cosa non dura molto, viene scoperta...e la camorra non può permettersi che uno di loro favoreggi la concorrenza.
Ultima quella di un imprenditore che gestisce lo smaltimento di rifiuti, una storia tristissima, un uomo che pur di fare soldi uccide i propri compaesani inquinando le loro terre, illudendo di potergli far guadagnare qualcosa di soldi per andare avanti pagandogli le cave e i terreni dove scaricare. Scaricare rifiuti per altro che vengono da tutte le parti d'Italia, dove c'è un buco in campania dove poterci mettere qualcosa, e farlo sembrare legale, lui lo riempe, nel ruolo di questo imprenditore lo strepitoso Toni Servillo.
Ma dobbiamo essere sinceri e completi dando merito a tutti, tutti bravissimi attori, compresi i bambini e i ragazzini, una recitazione che colpisce molto, e poi ottima scelta l'uso del dialetto sottotitolato, non sarebbe stato possibile immaginarla differentemente questa storia, dando così un gran tocco di realismo.



In questo groviglio tra violenza, morte, economie illecite, interessi, si vede uno spiraglio quasi invisibile ma presente: il collaboratore del personaggio interpretato da Servillo, un giovane ragazzo, decide dopo un climax ascendente di situazioni assurde, che manifestano mancanza di rispetto per la propria terra, per la legalità e soprattutto per la vita (perchè anche quell'imprenditore è un assassino), a cui deve assistere, decide di abbandonare la collaborzione, decide di rimanere pulito e afferma: "...io sono diverso...".


Per un napoletano o un campano ha un effetto molto particolare vedere questo film, indescrivibile...usando un espressione tipica delle nostre terre, venendo a conoscenza di questi fatti: ci piange il cuore...









giovedì 15 maggio 2008

Prossimi eventi consigliati

Concerto EUGENIO BENNATO 17 maggio 2008 allo Spazio OltreCaffè di Milano

Concerto: LUCA JURMAN Sunday Night Live 18 e 25 maggio 2008 al Bluenote di Milano

Concerto PAOLO CONTE 19 maggio 2008 al teatro degli Arcimboldi di Milano

Cocerto JAZZ omaggio ai BEATLES 19 maggio al teatro Piccolo di Milano

Concerto di piano solo RENATO SELLANI 21 maggio 2008 alla Salumeria della musica di Milano

Concerto LA MUSICA VOCALE DA CAMERA DI DEBUSSY E RAVEL Sabrina Pecchenino contralto, Diego Mingolla pianoforte 23 maggio 2008 al Centro Asteria di Milano

Concerto: An Evening with OTTMAR LIEBERT: Solo Guitar dal 21 al 24 maggio 2008 al Bluenote di Milano

Spettacolo Teatrale "DE' ROCKY HORROR PICTURE SHOW" presentato da "Il Nido del Cuculo" 21 maggio 2008 al teatro Ciak di Milano

Concerto ROBERTO CACCIAPAGLIA il 26 maggio 2008 all'Auditorium di Milano, Largo Gustav Mahler

Concerto EL ALMA DEL TANGO il 27 maggio 2008 all'Auditorium di Milano, Largo Gustav Mahler

Concerto SERGIO CAMMARIERE 27 maggio 2008 al teatro Ventaglio Smeraldo di Milano

Concerto MARIO BIONDI & DUKE ORCHESTRA 29 maggio 2008 al teatro degli Arcimboldi

Spettacolo Teatrale di BIAGIO IZZO: Il re di New York dal 13 maggio al 1 giugno 2008 al teatro Nuovo di Milano


lunedì 12 maggio 2008

Concerto di The Niro al Rising Mutiny di Napoli il 9 maggio 2008



Voce soffusa, lenta su giri armonici di chitarra classica, giusto qualche nota dal bassista come tappeto, l'altra chitarra ferma in attesa, e la batteria pronta a scatenarsi e fare il suo dovere...


Come un sottomarino che riemerge dall'acqua tutta questa delicata formazione si trasforma in altro, scoppia: l'altro chitarrista tra un cambio e un altro di chitarra ingagia un rapposrto mistico con il suo strumento, il batterista si scatena come impossessato, il basso balla sulle sue note, sul suo tappeto pregiato. La voce di The Niro, alias Davide Combusti romano di 29 anni, scoppia e si esalta come una bomba e sale fino in cielo come il fungo di fumo creato dall'esplosione, ma non ci sono effetti negativi, ma solo immenso piacere per chi lo ascolta dal vivo essere sue vittime.


Questo ragazzo ha moltissimo talento, tecnicamente preparato, con una voce che spazia da ottave bassissime, a tratti cavernicole, fino a grandi altezze ed il falsetto.


Un bellissimo concerto rock, niente cover, lui è un cantautore, pluristrumentista, in questa serata particolare concentrato solo con la sua chitarra classica elettrificata e amplificata.
Per la seconda volta ospite del Mutiny registra anche in questa serata grande affetto del pubblico che numeroso lo ha accolto a Napoli, in un locale pieno di gente pronta ad applaudire e lasciarsi trasportare.


Con alle spalle una trasferta statunitense, un'apertura chitarra e voce di una data romana del tour dei Deep Purple (dove per altro è riuscito a tenere a bada tutta la folla), l'incisione del suo primo album, ed anche contattato da Chris Hufford, manager dei Radiohead, per partecipare a un progetto da lui prodotto; in questa serata si porta dietro tutta la sua esperienza anche se giovane.



"Io speriamo che me la cavo" al Teatro Nuovo di Milano il 7 maggio 2008

Storia ovviamente inspirata, come anche il titolo suggerisce, all'omonimo film...solo che qui il ragazzo che un tempo scrisse "io speriamo che me la cavo" in un tema, è ora interpretato a teatro da un brillante Maurizio Casagrande, ed è diventato un professore che da Milano viene chiamato per andare ad insegnare per una supplenza dovuta alla morte di un professore, proprio nella scuola di quel piccolo paesino in provincia di Napoli dove anche lui da piccolo aveva studiato, o almeno ci provava.



Qui si imbatterà tra nuove e vecchie consocenze e un pò ricalcando le orme sel suo vecchio professore cercherà di salvare i bambini di Corzano da un futuro già scritto all'insegna della camorra. La tematica della malavita non è nuova e in questi ultimi periodi proprio di camorra e associazioni mafiose attraverso i media e mezzi di informazione ne abbiamo sentito parlare (forse più per moda che per reale coscienza); ora non so se la decisione di creare qualcosa su questa tematica sia un caso o una scelta ricercata.



Qualitativamente oltre a Casagrande non spicca nessun altra interpretazione, lui intanto ha confermato ancora di meritarsi tanto, capace nello stesso momento di essere profondo e di saper divertire.



Le donne del cast forse semplicemente più brave a cantare che a recitare. Si può ragionare anche sulla scelta di inserire parti cantate, nelle quali proprio il nostro amato professore non eccelle. Lo spettacolo non è un musical ma ci sono vari momenti dedicati alla musica e a incerti passi di danza, anche questi non so se per una pura scelta stilistica o per attirare maggiormente il pubblico a teatro, sfruttando un altra moda di adesso dove spettacoli dove fondamentalmente si canta e si balla riempono le sale.



Ma questo spettacolo è molto di più, anzi alcune canzoni sono anche di gran spessore come la riproposizione di "Cu mme" di Gragnaniello cantata in passato dall'impareggiabile Mia Martini e dal saggio Roberto Murolo; altra canzone degna di nota la "Rumba degli scugnizzi".



Decisione difficile, penso, da parte degli autori sull'uso e la quantità del dialetto napoletano, per una questione di comprensione, ma cito una frase che lo stesso Casagrande nelle vesti del protagonista durante l'opera ci lascia: "la poesia si sente con il cuore".



Scenograficamente non troppo estroso o ricercato ma funzionale, due carrelli mobili timidamente hanno permesso cambi di alcune piccole costruzioni di cartapesta o cartongesso.



Le risate non mancano, e si trova piacere nel vedere bambini muoversi sul palco, e proprio perchè tali non si può che parlare bene, anche solo per il fatto di dovere stare lontani di casa giorni e giorni ed ogni sera recitare cercando di non sbagliare.



Non si possono fare confronti con il suo parente cinematografico, ma non solo per la diversità del mezzo usato, ma generalemente parlando, e ponendo ognuna delle due opere nel loro range artistico, si può affermare che il film sia molto più riuscito.

Concerto Neri per caso al Bluenote di Milano 18 aprile 2008

Assistere ad un loro concerto è uno dei modi migliori per essere soddisfatti di una grandissima serarta spesa nel migliore dei modi.

Concerto, al limite di uno spettacolo di intrattenimento, di gran qualità, divertente e frizzante...

I Neri per caso hanno portato tutta la loro solarità...dopo un periodo di assenza dalla scena italiana (dovuta per altro ad un periodo di turnè all'estero come nell'america del sud) tornano con un nuovo album "Angoli diversi", tutto realizzato con cover, in collaborazione con gli autori delle canzoni inserite nel lavoro: il modo di presentarcele ovviamente sempre lo stesso, il loro, a cappella.



Invitati da Nick the nightfly ad esibirsi al Bluenote durante una sua trasmissione su radio monte carlo, hanno dato vita ad uno spettacolo che aveva più valore del prezzo del biglietto.

Primo dato di fatto è il netto miglioramento tecnico del gruppo; con una minuziosità sui particolari acustici, su un coordinamento, e una gestione degli effetti sonori, incredibili, da rimanere a bocca aperta.

Le loro voci pulite e squillanti, o meglio il loro coordinarsi insieme, ci hanno deliziato con un repertorio di cover di gran classe: da Bob Marley a Sting, da George Gershwin a The Housemartins, senza dimenticarsi di artisti nostrani molto vicino alle loro orgini come Pino Daniele, Neffa (il cui brano proposto, "Prima di andare via" fa parte anche del loro ultimo album). Dall' ultimo album hanno anche proposto un pezzo energetico e penetrante dei Doobie brothers che è "What a fool believes" accompagnati da Nick the nightfly che ha preso le veci di Mario Biondi presente nel disco.

Anche ottimi intrattenitori capaci di generare tantissime risate e rendere partecipi il pubblico intero come nel ritornello del brano "Centro di gravità permanente".

Ospite a sorpresa quella sera, Mango con cui hanno cantato "Bella d'estate", altro estratto dal loro ultimo lavoro. E' stata una performance breve ma intensa che ci ha regalato piacere per le orecchie e per gli occhi. Mango si conferma un grande artista, con il quale per altro i Neri per caso hanno dimostrato avere molto feeling forse anche dato alle loro origini territoriali abbastanza vicine (zona di Salerno e provincia).




Da sottolineare il tutto esaurito del locale sia al primo che al secondo spettacolo, nonostante la pioggia che bagnava Milano...naturalmente il locale in se ha aggiunto un valore in più di fascino alla serata che per concludere posso definire piacevolissima e deliziosa, ristoratrice dell'anima: ritrovarsi in un luogo affascinante e godersi sei ragazzi capaci di stupire tutti, farli emozionare, divertire, essere così catturati dalle loro capacità tecniche e organizzative. Ogni suono rispettava il suo tempo , il suo secondo, il suo millesimo, un lavoro artificioso che si traduceva ed arrivava al pubblico come pura musica.

Questo significa farla e farla bene!!!