domenica 18 maggio 2008

La poesia: un regalo che l'uomo fa a se stesso...uno dei modi migliori di cercare e trovare parole...

Non c’è male che possa distruggere l’animo dell’uomo
Noi viviamo, tutto è vita, e l’uomo può vivere tutto
L’amore: la chiave di tutto
Vivere senza amore è morire alla nascita
Ogni giorno si vive e si muore un po’
Non amare è solo una morte lunga una vita

Anonimo

UN DONO

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.

Mahtma Gandhi

Il clown (la tristezza del circo)

Non c’è niente di più triste di un clown che finisce il suo spettacolo, che scivola sinuoso dietro le quinte, nel buio trascinando con se anche il suo trucco, il suo sorriso, tutto nel buio insieme alla sua anima, dove il suo volto in metamorfosi è stanco, ora da solo la sua vera essenza viene fuori: fatica frustrazione, pessimismo, angoscia…tutto questo è capace di far sorridere un bambino, a volte anche un adulto…si ritrova nella solitudine…poi anche il suo trucco va via e rimane solo l’uomo, solo le paure, solo la tristezza…come uno di quegli animali addomesticati che dopo lo spettacolo viene rinchiuso nella sua gabbia…come una delle tante esibizioni da circo…

Anonimo

Viaggio

Lo spazio della mia casa è tutti i luoghi che io posso raggiungere, il mio tempo quello per muovermi da un luogo ad un altro, il mio cuore come polvere sparsa al vento, il mondo mi scorre davanti dietro a cornici e vetri…tutto mi accompagna nel mio viaggio, ho sempre avuto il bisogno di avere tutto a disposizione e sempre…

Anonimo

Mi sentivo legato ad un aratro
solido immobile
non un passo avanti
l’angoscia mi pervadeva
lì era bloccato tra le radici steppose
mi contorcevo nel terreno arido
cadevo mi rialzavo
mangiavo la terra
io le radici
le radici io
sporco morente tiravo su le spalle
in cerca della luce
ecco, il suono della campana mi libera
mi alzo scappo
ma i lividi lasciati dai lacci
resteranno con me per sempre

Anonimo

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