venerdì 16 maggio 2008

Gomorra: il film tratto dall'omonimo libro di Roberto Saviano




Non penso ci sia bisogno di dilungarsi troppo su questo film.

Ognuno di noi dovrebbe fare l'esperienza di andarlo a vedere.

Sconcertante.

Deserti di disperazione...ragazzini e bambini che perdono la loro fanciullezza...assenza dello stato in mondo parallelo comandato dalla camorra con le proprie leggi e le proprie gerarchie...

Paesaggi e inquadrature ricercatissime, ben composte; alternanza tra obbiettivi e messe a fuoco diverse; tra storie diverse ma tutte sconvolgenti; tra luoghi diversi; tra campi stretti, soprattuto nei dialoghi sui volti delle persone (tra espressioni che trasudano paura, menefreghismo, potere, terrore...), e campi lunghi in cui i personaggi si muovono, si perdono, scompaiono, e non osservati dal resto del mondo, in questi deserti disastrati sperimentano la propria rabbia...
Cinque storie parallele fondamentalmente rappresentate in un modo che ti tiene incollato allo schermo, due ore che scivolano via, che non fanno altro che stimolare l'attenzione, la curiosità, che non smettono di soprenderti e soprattuto di sconcertarti : vengono rappresentate vicende che non si immaginerebbero nemmeno potessero succedere, non è un caso che infatti dopo la pubblicazione del libro l'autore è stato dovuto esser messo sotto scorta.
Osservare i volti delle persone che escono dalla sala dopo la proiezione già fa capire tutto.
Da una parte tutta la crisi delle faide dei clan nella zona di secondigliano, scampia, e la 167 nella provincia di napoli...tra voli filmici e sguardi vouyeristici all'interno delle famose vele, a strade devastate dalla delinquenza e dal controllo della malavita, tra uccisioni continue, soldi che girano, alleanze, una vera e propria guerra, dove non si può essere neutrali e come dicono stesso i personaggi nel film o stai da una parte o dall'altra. In questo ambiente si incrociano la storia di un ragazzino la cui scuola è quella della strada, che per vivere porta la spesa a domicilio, ma la sua aspirazione è quella di unirsi alle forze criminali, e la storia di un signore adetto alla distribuzione dei soldi alle famiglie affiliate al clan, in bilico tra gli scontri interni, costretto a rischiare più volte la vita.
Nono troppo lontano, ma in altre terre, dove si sente un dialetto con cadenze nettamente diverse, si sviluppa la storia di due ragazzini, "due moccosi", che non vogliono stare sotto a nessuno che decidono di fare tutto per conto loro senza tener conto del clan, anzi sfidandolo più volte, ingagiando un'altra guerra. Siamo nella zona di Caserta e dintorni, Aversa, Casal di principe...ma qui non ci sono scissioni o faide interne, i due non creano forze alternative, devono fare i conti semplicemente con chi controlla il territorio, e la loro fine è immaginabile.
Il montaggio alternato ci catapulta anche nella terza storia, quella di un sarto che da sempre (ormai grande ma sfruttato da quando era ragazzino dal suo presunto socio e capo) si occupa di riprodurre nel migliore dei modi i capi griffati i cui modelli stesso dalle griffe vengono venduti, quest'uomo ora per portare qualcosa in più di soldi a casa inizierà un attività segreta di insegnamento di sartoria ai diretti concorrenti della produzione dei falsi: i cinesi. La cosa non dura molto, viene scoperta...e la camorra non può permettersi che uno di loro favoreggi la concorrenza.
Ultima quella di un imprenditore che gestisce lo smaltimento di rifiuti, una storia tristissima, un uomo che pur di fare soldi uccide i propri compaesani inquinando le loro terre, illudendo di potergli far guadagnare qualcosa di soldi per andare avanti pagandogli le cave e i terreni dove scaricare. Scaricare rifiuti per altro che vengono da tutte le parti d'Italia, dove c'è un buco in campania dove poterci mettere qualcosa, e farlo sembrare legale, lui lo riempe, nel ruolo di questo imprenditore lo strepitoso Toni Servillo.
Ma dobbiamo essere sinceri e completi dando merito a tutti, tutti bravissimi attori, compresi i bambini e i ragazzini, una recitazione che colpisce molto, e poi ottima scelta l'uso del dialetto sottotitolato, non sarebbe stato possibile immaginarla differentemente questa storia, dando così un gran tocco di realismo.



In questo groviglio tra violenza, morte, economie illecite, interessi, si vede uno spiraglio quasi invisibile ma presente: il collaboratore del personaggio interpretato da Servillo, un giovane ragazzo, decide dopo un climax ascendente di situazioni assurde, che manifestano mancanza di rispetto per la propria terra, per la legalità e soprattutto per la vita (perchè anche quell'imprenditore è un assassino), a cui deve assistere, decide di abbandonare la collaborzione, decide di rimanere pulito e afferma: "...io sono diverso...".


Per un napoletano o un campano ha un effetto molto particolare vedere questo film, indescrivibile...usando un espressione tipica delle nostre terre, venendo a conoscenza di questi fatti: ci piange il cuore...









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